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GUZMÁN VINCE A BOLOGNA IL BIOGRAFILM FESTIVAL 2015

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Di Jessika Pini.

Nel suo ultimo lavoro El botón de nácar (Il bottone di madreperla), Orso d’argento alla Berlinale 2015 e miglior film del concorso internazionale al Biografilm festival 2015, Patricio Guzmán torna sul tema dei desaparecidos cileni sotto la dittatura di Pinochet e li lega a un’altra sparizione coatta nella storia del Cile, quella dei nativi sudamericani della Patagonia per mano dei colonizzatori.

“Il soggetto di un documentario, ovvero i suoi punti d’interesse, sono già scritti  ‒ afferma il regista cileno nel corso del film intervista Filmer obstinément, rencontre avec Patricio Guzmán (2014) di Boris Nicot, proiettato anch’esso al Biografilm ‒. Gli elementi si dispongono davanti al regista come le mummie agli archeologi, con tutto il loro carico di cultura e di storia; compito del regista (e degli archeologi) è intuire la relazione tra le parti e descriverne il legame. Descrivere è l’aspetto più difficile della realizzazione di un documentario”.

Per tracciare il legame tra desaparecidos e indigeni Guzmán ha utilizzato l’acqua, quell’elemento da cui tutti proveniamo e che sancisce l’origine paritaria dell’umanità, ma che nell’uso dell’uomo diventa strumento di confinamento. Cimitero per i 1.400 corpi che il governo di Pinochet ha gettato nell’Oceano, legando loro al petto un pezzo di rotaia perché sparissero nelle profondità delle acque senza il rischio che lasciassero alcuna traccia del loro destino. Invalicabile barriera d’isolamento per le popolazioni indigene che dall’acqua traevano il sostentamento, quando i coloni vietarono loro di navigare oltre una certa distanza dalla costa.

L’acqua però è stata capace di conservare la memoria: incastonato su uno di qui pezzi di rotaia ormai arrugginita e coperta di elementi marini è rimasto un bottone di madreperla, la prova della tragedia di Marta Ugarte e degli altri desaparecidos. “Continuerò a lavorare fino alla morte perché la memoria del mio paese non vada persa. ‒ dichiara il regista nell’incontro con il pubblico del Biografilm ‒. Ricordare è necessario indipendentemente da quanto tempo è passato: gli indigeni sono morti 200 anni fa, ma nessuno ha mai raccontato cosa è successo. Dal colpo di stato sono passati quarant’anni e oggi il Cile è un paese prospero, ma con grandi problemi nel relazionarsi con la propria storia; si tende a non voler ricordare e questo rappresenta un rischio per il suo futuro”.

 

El botón de nácar è il secondo film di una trilogia di documentari dedicati ai desaparecidos e al tema della memoria del Cile sul proprio passato. Nel primo, Nostalgia de la luz (2010), Guzmán riflette sulla memoria da un originale punto di osservazione, il deserto di Atacama, dove gli archeologi cercano i resti delle civiltà precolombiane e insegnano alle famiglie dei desaparecidos come cercare i resti dei propri cari. Il terzo capitolo sarà incentrato invece sulla Cordigliera delle Ande: “Lungo gli oltre quattromila chilometri di montagne che separano il Cile dal resto del mondo vivono gli abitanti indigeni e voglio capire cosa pensano del passato e di quel passato cosa pensano i cileni”, spiega il regista.

Sia El botón de nácar che Nostalgia de la luz saranno distribuiti in Italia da Andrea Cirla alla fine del 2015 inizio 2016. El botón de nácar sarà visto in Cile il prossimo 20 settembre a Santiago nell’ambito di un festival di cinema documentario e poi verrà distribuito in tutto il paese.

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