di Jessika Pini
Come viene raccontata la storia nel cinema e negli audiovisivi? Fino a che punto la multimedialità è usata nell’insegnamento della storia e in che modo? E soprattutto, come migliorare il metodo di insegnamento affiancando al manuale prodotti multimediali, ma preservando il corretto apprendimento dei fatti?
Per rispondere a queste domande un gruppo di sette enti di altrettanti paesi europei, tra cui l’Istituto Parri di Bologna per l’Italia, stanno realizzando il progetto triennale (2015-2018) “Media and history. From cinema to the web. Studying, representing and teaching european history in the digital era”.
La prima analisi sulla rappresentazione della storia nei media è iniziata nel 2008, durante un progetto precedente, con una ricerca sui prodotti televisivi che ha coinvolto 18 ricercatori di 14 paesi. “Dai dati, analizzati nel 2013, è emersa la mancanza della concezione di una storia europea – spiega lo storico e critico del cinema Pierre Sorlin, coinvolto nel progetto in corso dall’Istituto Parri –. Ciascun paese resta focalizzato sulla propria storia nazionale. Protagoniste delle rappresentazioni televisive sono soprattutto le piccole storie personali e il modo in cui la grande Storia ha inciso drammaticamente sulle vite dei singoli. Ci sono delle differenze tra Est e Ovest Europa: per i paesi dell’Ovest la Storia che viene rievocata è legata alla creazione progressiva di uno stato che si chiude con la fine della seconda guerra mondiale. I paesi dell’Est hanno sostituito la storia della costruzione di una nazione con quella delle famiglie di notabili e dei personaggi più importanti. La Storia per loro comincia con l’occupazione sovietica a cui guardano con una certa nostalgia”. La situazione non è risultata diversa sul web dove i temi storici vengono affrontati solo in occasione di ricorrenze nazionali. “È in corso un aggiornamento dei dati del 2013 che verrà concluso a settembre 2016. Dalle prime analisi emerge che le correnti euroscettiche, la crescita dei consensi dei movimenti nazionalisti e gli attentati terroristici hanno accresciuto il sentimento di difesa dei confini e ciò si è tradotto in un’ulteriore chiusura e valorizzazione delle storie nazionali”, afferma Sorlin. Inoltre è ancora forte la presenza di stereotipi che si possono facilmente ritrovare anche sul web.
Parte del progetto è dedicato alla formazione degli insegnanti. A tal scopo è stato ripreso un metodo laboratoriale d’insegnamento della storia nelle scuole medie e superiori messo a punto negli ultimi vent’anni dall’Istituto Parri, in cui confluisce il Landis (Laboratorio nazionale per la didattica della storia). Un primo momento di condivisione europea del metodo avverrà a gennaio 2017, a Madrid, in un meeting, in collaborazione con l’Università della Roja, dedicato agli insegnanti che saranno coinvolti in un corso pratico di montaggio e media literacy. L’incontro madrileno rappresenta solo uno degli step intermedi del progetto History & Media, il cui lascito finale sarà un metodo di lavoro e dei prodotti digitali che uniscono i testi e le fonti storiche ai frammenti filmici, traducendosi in un sistema di insegnamento/apprendimento della storia applicabile alla ricostruzione di qualsiasi evento. Si vuole superare il modo, finora utilizzato dagli insegnanti, di affrontare un tema storico mostrando alla classe un film che per sua natura può dare solo una visione di parte e portare gli studenti alla costruzione del proprio prodotto multimediale per raccontare in maniera obbiettiva, secondo i criteri della storiografia, un determinato fatto storico.
“È necessario insegnare ad adottare uno sguardo storiografico a discapito della creatività del prodotto filmico, partendo dal documento storico o dal frammento filmico per analizzare la veridicità storica che contiene. Un tentativo – commenta Sorlin – di conciliare gli storici con il cinema. Il rapporto degli storici con la settima arte è sempre stato difficile perché il film è come il tempo: non si ferma mai, mentre il problema degli storici è che non sono capaci di far sentire il tempo che passa perché la storia è tutta rivolta a un passato definito, hanno avuto l’illusione che un film potesse raccontare la storia, ma il cinema mostra, non racconta e tutto ciò che viene filtrato dalla macchina da presa è un’interpretazione della realtà non la realtà delle fonti. Da parte sua il cinema si è sempre interessato alla storia: il primo film italiano è La Presa di Roma (1905) di Filoteo Alberini, sulla breccia di Porta Pia. Il rapporto tra cinema è storia risale dunque fino ai primi anni del cinema. In tutti questi anni, possiamo dire che non ci sono stati momenti in cui questo rapporto è stato particolarmente accentuato o cinematografie che lo hanno sviluppato più di altre. Ci sono decenni in cui un determinato momento storico viene rievocato maggiormente dai cineasti di un paese, per esempio il Risorgimento è stato al centro di molto cinema italiano negli anni ’60 e il cinema americano oggi si interessa molto della storia recente, delle guerre in Iraq, del terrorismo. Rivedere il passato sullo schermo crea un legame molto forte con il fatto storico, quindi spesso le varie cinematografie hanno approfittato dell’epicità di alcuni fatti storici, della notorietà, della fama o del mistero che avvolgono alcuni personaggi, rievocandoli sul grande schermo, meglio se impersonati dalle star del momento, sapendo di andare a colpire un già noto capace di attirare maggiormente il pubblico”.
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