La prima versione di questo sito risale al 2006. Era tempo di aggiornarlo, di fare insomma una buona ristrutturazione per renderlo più fruibile e dinamico, per fare in modo di potere ospitare meglio i vari interventi con cui intendiamo renderlo attivo, riflettere sul cinema e su ciò che si muove attorno a esso, sulle forme vecchie e nuove di fare cinema, ma anche di intrecciarsi con un’autentica passione interdisciplinare con altri campi del sapere e delle arti.
Il sito web Fuorivista torna così ad affiancarsi alla rivista cartacea e ai profili facebook (Fuorivista Redazione, Fuorivista Cinestesie, Fuorivista – Cinema del caldo, cinema del freddo). Modi diversi di parlare e affrontare tematiche e progetti. Di trovare anche interlocutori diversi per dare spazio a tutti quei pensieri che meglio possono adattarsi alle caratteristiche di una rivista online. Pensiamo sia utile rimandare dall’uno all’altro, dalla rivista cartacea a quella online attraverso tematiche e argomenti che abbiamo trattato e quelli che si prospettano come possibili approfondimenti, trovando l’intervento giusto per lo spazio giusto (e viceversa).
Tanto per farvi un’idea del lavoro svolto in questa anni, troverete anche – in una sorta di “archivio” – testi pubblicati su vecchi numeri di Fuorivista, anche quelli frutto dell’opera di un’altra redazione – con la quale è chiara la continuità – attraverso cui la rivista nacque nell’ormai lontano 1997.
Da tempo stiamo lavorando attorno al rapporto tra cinema e scuola, all’importanza di una pedagogia delle immagini. Di questo daremo senz’altro testimonianza nel sito, ma ci sono altri temi, progetti e argomenti che attendono di essere presi in considerazione legati sia al presente sia al passato.
Ci inseriamo come parola critica ed evocatrice di immagini che rivendicano un significato laddove la loro proliferazione tende a travolge i valori di ogni immagine possibile e rendendone inarticolato il senso. Ci inseriamo come presenza critica in ciò che continuerà a chiamarsi cinema a dispetto di tutte le mutazioni prevedibili e non. Crediamo che l’unico aspetto irriducibile sia la sua essenza di spettacolo pubblico e di arte che trova la sua forza attraverso la volgarizzazione.
Mentre le città, i centri storici, si fanno luoghi deserti di cinema (e di teatri), mentre il cinema stesso muta profondamente le modalità di fruizione sotto la forte pressione del digitale, abbiamo la presunzione – ma in realtà è solo passione, qualcosa che non si può non fare – di aprire spazi di discussione sul cinema e sul suo rapporto con altri campi del sapere.
Fabio Matteuzzi