Editoriale di Fabio Matteuzzi
Da diverso tempo stiamo approfondendo la figura di quella particolare attrice che fu Alida Valli.
Ricordo due appuntamenti significativi da noi organizzati: il 22 aprile 2008, quando, in occasione della ricorrenza della scomparsa della Valli, avvenuta due anni prima, organizzammo un omaggio presso il Teatro Consorziale di Budrio (cittadina in provincia di Bologna dove Alida Valli visse per diversi anni), proiettando Senso e presentando una mostra in cui alcune giovani illustratrici interpretarono – con sensibilità contemporanea e originale – l’immagine di questa diva-antidiva sulla quale la critica, crediamo, ha ancora parecchio da dire. Le immagini presentate in quella occasione sono riportate in copertina.Altro appuntamento significativo è stata la Tavola rotonda Alida Valli: il senso dell’attrice tenutasi a Bologna il 12 marzo 2009 in collaborazione con il Centro La Soffitta. All’interno dell’attuale numero di Fuorivista viene data testimonianza di questo incontro con la pubblicazione degli interventi dei relatori: Cristina Bragaglia, Pierpaolo De Mejo, Piero Di Domenico, Sara Fiori, Giacomo Manzoli, Francesco Pitassio e Fabio Matteuzzi. Altri interventi, che contribuiscono a presentare le diverse sfaccettature dell’arte della Valli sono forniti da Sara Fiori e da John Orr, del quale presentiamo – grazie al permesso di Wallflower Press - la prima parte di un saggio ben articolato e da noi tradotto per la prima volta dall’inglese, dedicato agli attori hitchcockiani e tratto dalla pubblicazione di John Orr, Hitchcock and 20th Century Cinema e che si può considerare uno dei più interessanti saggi su Hitchcock apparsi recentemente. Non si può dire certo che la Valli fosse attrice “hitchcockiana”, ma il suo esordio americano avvenne nel segno di Hitchcock e il periodo americano, forse proprio perché breve e piuttosto contrastato, ha sempre costituito un nucleo di interesse particolare, in certa misura enigmatico (e, per il suo epilogo, emblematico del carattere di Alida Valli) nell’ambito di una carriera lunga come quella della nostra attrice. Tale interesse si può dire inevitabile, quando è rapportato all’incrociarsi di carriere ed esperienze come quelle di Hitchcock, Orson Welles, Joseph Cotten, Glenn Ford, Frank Sinatra. Come se questo periodo – dal 1947 al 1950 – fosse una sorta di piccolo mondo a parte, mentre in realtà è una delle tante fasi ed esperienze artistiche che la Valli ha attraversato lasciando un segno profondo, non solo artisticamente, se si pensa alla rescissione del contratto con Selznick e a ciò che comportò economicamente per l’attrice stessa. Così all’interno della sezione di questo numero che ospita interventi a lei dedicati, si è cercato di testimoniare le varie fasi di una carriera artistica veramente unica. Attrice per caso, per scelta e per necessità: tre aspetti inscindibili, questi, che risultano intrecciati tra loro, più che legati rigidamente ad alterni avvenimenti. Di questo, abbiamo voluto dare testimonianza critica.Ma questo numero di Fuorivista si caratterizza anche per un altro consistente e multiforme apporto che riguarda quel particolare aspetto sociale, civile e politico che è diventato negli ultimi anni sempre più necessario e urgente anche a livello cinematografico: l’aspetto ambientale. Rilanciamo così un’attenzione critica già avviata in occasione del precedente numero di Fuorivista, legata alle varie tematiche riguardanti l’acqua, risorsa vitale, ma anche intellettuale e che nutre un ricco immaginario artistico. Ecco, proprio questi due aspetti, più paralleli che contrastanti, sono stati stimolo per un incontro – organizzato in questo caso, grazie ad Anna Maria Quarzi, Direttrice dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara e in ricordo di Ennio Castaldini, tenutosi alla metà di aprile 2009 – dal titolo evocativo Crimini d’acqua, al quale hanno partecipato un giornalista e scrittore come Valerio Varesi, diventato noto anche al pubblico televisivo con la serie televisiva Nebbie e delitti, tratta dai suoi romanzi, Luca Pasquale (Università di Bologna, particolarmente attento alle tematiche del paesaggio in ambito cinematografico), Marzia Marchi (Presidente di Legambiente Ferrara), Vitaliano Teti (Università di Ferrara, esperto di comunicazione audiovisiva e multimediale).Sempre in merito alle tematiche inerenti il rapporto tra acqua e paesaggio, in particolare del Po, abbiamo avuto l’opportunità – in collaborazione con Legambiente Bologna – di organizzare una piccola rassegna di documentari attraverso i quali abbiamo avvicinato storie, emozioni, memorie di chi vive (o ha vissuto), o semplicemente ne è attratto, in quel territorio che per noi è ancora identificabile con il Po e con la sua pianura.Il forte intreccio di problematiche che rivelano tutti gli argomenti riguardanti l’ambiente, fa sì che difficilmente si possa riuscire a selezionare e isolare una specifica tematica, questo peraltro non era nemmeno il nostro intento, tanto più se lo consideriamo con taglio interdisciplinare. Ecco allora che trovano una specifica collocazione il saggio di Marino Cavallo sulla responsabilità sociale, o l’intervista allo scienziato Michele Saba, esperto di energie rinnovabili.In tal modo, possiamo dire che la nostra scelta è stata quella della curiosità, dell’attraversare campi di indagine che dal paesaggio naturale (per fare un esempio) ci hanno condotto alla definizione territoriale, alla terra e ai suoi prodotti, alle persone che vivono a contatto con un ambiente che “impone” modalità di vita che spesso sembrano essere in conflitto con quelle che noi chiamiamo della modernità. Riteniamo che il successo di un festival a Bologna quale Slow Food on Film (promosso dalla Cineteca di Bologna e da Slow Food) è sintomatico a questo proposito. Un’opportunità inoltre, che ha permesso a noi di conoscere e far conoscere meglio ai lettori alcuni film, del presente e del passato, che affrontano questi argomenti. Per dare conto di una vera e propria ricchezza produttiva cinematografica e audiovisiva che anche in Italia sta trovando modalità di farsi davvero apprezzare. Ciò ha consentito anche di ripensare un certo tipo di impegno, cinematografico e documentaristico, non più così recente, come dimostrano l’intervista a Giuseppe Pilleri (Cineteca Sarda), centrata in particolare sull’attività di Fiorenzo Serra, o la rivisitazione dell’attività di un cineasta quale Georges Rouquier e dei suoi film più noti: Farrebique e Biquefarre.Esiste dunque un complesso insieme di istanze al quale sono risultati sensibili anche registi con un percorso artistico più che consolidato, come avvenuto per Ermanno Olmi con il suo recente Terra Madre, capace di stimolare creatività e impegno. Va ricordato, infine, che anche in Italia, come in altri paesi, sono nati e cresciuti Festival – come il Cinemambiente di Torino o l’EcoVision di Palermo, che si sono ritagliati un ruolo forte nella programmazione festivaliera del nostro paese.
ABSTRACT
Éditorial Éditorial du directeur Fabio Matteuzzi pour le nouveau numéro de Fuorivista. De la carrière époustouflante d’une parmi les plus grandes actrices italiennes, Alida Valli, aux thèmes de la défense de l’environnement naturel dans le cinéma documentaire de nos jours. La carrière de Alida Valli a été très longue et riche en expériences differéntes. Elle a travaillé dans beaucoup de pays et cinématographies, et a connu et travaillé avec quelques-uns des artists les plus importants du cinéma et du théâtre, depuis les années Trente jusqu’à sa mort arrivée en 2006. Nous présentons ici quelques-uns des essais et des interviews pour composer les aspects de sa particulière art d’actrice. En ce qui concerne l’autre section de ce numéro de Fuorivista, à l’égard de Cinéma et environnement, on peut trouver le résultat de nombreux événements, interviews, et collaborations avec Associations et artistes impliqués dans ce thème.
Editorial From the focus on the artistic career of one of the most important Italian actresses, Alida Valli, to the themes of defence of the environment into the contemporary documentary cinema. The career of Alida Valli was very long and rich of different experiences in many countries. She worked with some of the most important artists of cinema and theatre, from the late Thirties until her dead in 2006. Fuorivista presents some essays and interviews in order to illustrate her particular art of recitation. Concerning the other section of Fuorivista, dedicated to cinema and environment, the issue deals with numerous events, interviews and relations with associations and artists committed to this theme.